New Release! Ars Insidiae – The Bumps
I Bumps sono tornati con un lavoro di grande integrità stilistica “Ars Insidiae” che segna da una parte la loro definitiva maturità e dall’altra l’atteso ritorno al materiale e alle composizioni originali. Dopo due album dedicati rispettivamente alla rilettura della Cinedelia italiana e alle composizioni di Ennio Morricone, i Bumps rileggono se stessi e esprimono l’affinità con il “Pensiero Sottile” che attraversa la loro poetica.
“Ars Insidiae” esplora i territori impervi della musica ed è privo di concessioni al facile ascolto o alla fruizione distratta. È musica di ispirazione Kantiana laddove instilla “insidiosamente” nell’ascoltatore dei dubbi; e il Dubbio è per Kant sinonimo di intelligenza.
In un momento storico e musicale dove la costante ricerca del consenso è foriero di ammiccamenti sonori, i Bumps con piglio “radical chic” tornano alla Musica nella sua Essenza come Arte Asemantica che genera un flusso sonoro in cui ogni individuo elabora la propria personale psichedelia.
Già, la psichedelia: invece di essere un riferimento lisergico in questo caso è un’indicazione icastica laddove il disco è frutto di lunghe session di registrazione nel loro bunker sonoro, flussi creativi sperimentali e ore trascorse nel “Bumps Studio” dove il gruppo si circonda di sterminate collezioni di strumenti musicali vintage, batterie, piatti e percussioni, organi tastiere e elettropiano, synth monofonici, bassi e amplificatori d’epoca con l’intento di allargare la coscienza sonora ormai troppo irrigidita da ascolti “compressi”.
Già, gli strumenti vintage: degli oggetti sonori con una loro “vita” individuale, insidiosi, infidi che bisogna curare e trattare con rispetto, con deferenza, che possono abbandonarti da un momento all’altro, perché una vecchia valvola si spegne, una molla cede, un transistor va in corto e un piezo si rompe; ma da questi oggetti è possibile trarre “L’unicum” sonoro, il Suono= Sono, la propria individualità nella scena dello spettro sonoro.
Ed ecco i vecchi Hammond, i Farfisa, i Fender Rhodes , le Ludwig dei Beatles, le Gretsch della Blue Note, le Rogers i Fender Jazz bass degli anni 60’, i piatti Turchi che spuntano nelle tracce e poi … di soppiatto “insidiosa”….. l’elettronica! Utilizzata con parsimonia e con tatto fermissimo è un elemento essenziale di questo disco. Una protagonista “oscura”, oseremmo dire larvale, una delle altre “Insidiae” di questo lavoro. Perché questo è per noi un disco vintage del 2045.
Le composizioni originali del disco sono assolutamente “Bumps”; sono scritte pensando a chi le avrebbe suonate e come, e in realtà quantità di materiale registrato è di gran lunga superiore a quello che è stato pubblicato ma è tutto di grande qualità (Ars Insidiae 2?); sicuramente l’esperienza maturata nel modellare il materiale musicale altrui, ha portato a lavorare con più consapevolezza al materiale proprio. La scarnificazione musicale si è tradotta nella volontà di registrare ed eseguire tutto il disco in trio senza alcun ospite o intervento esterno. Infine un piccolo gioiello il videoclip di “Duende” girato da Vertigo che coglie in poco più di 2 minuti l’essenza “Bumps” con un video “insidioso” ben lungi dall’essere didascalico o in grado di fornire semplici letture mediatiche; qual è il singnificato del video? Ma ve né uno? E i primi musicisti sono i buoni e i secondi i cattivi? O al contrario? E la cantante? Perché sviene? E così anche il video di “Duende” lascia il fruitore con molti dubbi e con una certezza: l’Esistenza è fatta di “Insidiae”, ma sono proprio queste che la rendono un’esperienza interessante da attraversare.